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domenica 16 maggio 2010

PARENTOPOLI AL LICEO.ACCERTAMENTI SUL PRESIDE DEL PEANO


Le carte della Parentopoli del «Peano» finiscono sui tavoli della procura di Monza. È di «abuso d'ufficio» l'ipotesi formulata dagli inquirenti nei confronti di Enzo Carlo Giordano, il preside dell’istituto superiore di Cinisello Balsamo licenziato dall’ufficio scolastico regionale perché avrebbe assegnato supplenze e incarichi amministrativi a parenti e amici.
Si tratta del primo dirigente di tutta la Lombardia destituito, dall’entrata in vigore del decreto Brunetta. E a breve potrebbero arrivare altri provvedimenti disciplinari (più lievi): per Vincenzo Domina dell’istituto comprensivo Sant’Ambrogio di Milano (si è chiusa da poco l’ispezione «per comportamenti anomali») e per una dirigente di Abbiategrasso che avrebbe dato premi di merito ai docenti attingendo ai fondi d’istituto. A giorni, infine, dovrà presentarsi in via Ripamonti (accompagnato da un legale) Salvatore Mastroianni del milanese Molinari.
Le supplenze erano per i parenti, figli di nipoti e cugini che affollavano l’istituto d’istruzione superiore Peano, in via Doria 2 a Cinisello Balsamo. Agli amici dava incarichi amministrativi, sempre a scuola, sempre in via preferenziale. Aveva creato una sorta di Parentopoli, il preside Enzo Carlo Giordano. Almeno così dicono le accuse che gli sono state mosse dall’ufficio scolastico regionale. E che gli sono valse—in virtù del decreto Brunetta — il licenziamento in tronco. Il primo in tutta la Lombardia.
Un preside destituito. Dopo una prima sospensione e un’indagine di un mese voluta dal direttore scolastico lombardo, Giuseppe Colosio, che ha firmato per il licenziamento un paio di settimane fa. Un evento straordinario, visto che, dicono quasi scherzando presidi e insegnanti, «fino a poco fa dovevi ammazzare qualcuno per essere cacciato dal mondo della scuola». No, nessun morto. Ma irregolarità nella gestione contabile e nell’assegnazione degli incarichi di docenza. Cui si aggiungono le accuse della Cgil, che per prima ha denunciato i fatti del Peano: secondo il sindacato, Giordano avrebbe non solo affidato incarichi amministrativi e supplenze «controverse», ma sarebbe stato anche responsabile di atti intimidatori nei confronti di chi faceva notare strani movimenti all’interno dell’istituto. In più, «acquisti di materiali e attrezzature senza preventivi, fatturazioni irregolari, documentazione mancante».
I magistrati della procura monzese mantengono stretto riserbo sui possibili sviluppi dell’inchiesta che, al momento, attraversa una fase di «accertamenti preliminari». Secondo indiscrezioni, il nome di Giordano risulta già formalmente iscritto nel registro degli indagati. A far scattare e l’inchiesta penale sarebbe stata l’ispezione disposta dall’ufficio scolastico regionale, i cui esiti sarebbero stati trasmessi a Palazzo di giustizia. Il caso è stato affidato al sostituto procuratore Manuela Massenz della procura di Monza, specializzata in reati contro la pubblica amministrazione.
Il pm vaglierà tutte le accuse, comprese quelle mosse dalla Cgil, che per prima ha rivelato la Parentopoli del Peano: «Il licenziamento di Giordano— dice Pippo Frisone— era lo sbocco naturale di questa vicenda. Ma noi non abbiamo stappato bottiglie. Anzi, abbiamo mantenuto un basso profilo». Un (ex) preside sotto accusa. «Ma quale Parentopoli! Sono un capro espiatorio», dice lui. Unica certezza: «Per me parleranno le carte». Il legale, Domenico Barboni, aggiunge: «È provato e amareggiato». Anche il segretario provinciale del sindacato Snals, Sostene Codispoti, sostiene Giordano: «Sono accuse prive di fondamento. Abbiamo denunciato episodi ben più gravi, senza ottenere analoghi provvedimenti».
Giuseppe Folchini
Fonte :Corriere.it